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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:254|3|0]]essere la sola cattolica quella che può veramente resistere alla critica, e la dottrina della comunione cattolica consistere in dogmi purissimi ed in purissima morale, e non in miseri sovrappiù prodotti dall’umana ignoranza.
— E se per accidente poco sperabile, ritornassimo nella società, diceva Oroboni, saremmo noi così pusillanimi da non confessare il Vangelo? da prenderci soggezione, se alcuno immaginerà che la prigione abbia indebolito i nostri animi, e che per imbecillità siamo divenuti più fermi nella credenza?
— Oroboni mio, gli dissi, la tua dimanda mi svela la tua risposta, e questa è anche la mia. La somma delle viltà è d’esser schiavo de’ giudizi altrui, quando hassi la persuasione che sono falsi. Non credo che tal viltà, né tu, né io l’avremmo mai. —
In quelle effusioni di cuore, commisi una colpa. Io aveva giurato a Giuliano di non confidar mai ad alcuno, palesando il suo vero nome, le relazioni ch’erano state fra noi. Le narrai ad Oroboni, dicendogli: — Nel mondo non mi sfuggirebbe mai del labbro cosa simile, ma qui siamo nel sepolcro, e se anche tu ne uscissi, so che posso fidarmi di te.