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Capo LXXIII.

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Potei reggere sino al giorno undici di gennaio 1823. La mattina m’alzai con mal di capo non forte, ma con disposizione al deliquio. Mi tremavano le gambe, e stentava a trarre il fiato.

Anche Oroboni, da due o tre giorni, stava male, e non s’alzava.

Mi portano la minestra, ne gusto appena un cucchiaio, poi cado privo di sensi. Qualche tempo dopo, la sentinella del corridoio guardò per accidente dallo sportello, e vedendomi giacente a terra, col pentolino rovesciato accanto a me, mi credette morto, e chiamò Schiller.

Venne anche il soprintendente, fu chiamato subito il medico, mi misero a letto. Rinvenni a stento.

Il medico disse ch’io era in pericolo, e mi fece levare i ferri. Mi ordinò non so qual cordiale, ma lo stomaco non poteva ritener nulla. Il dolor di capo cresceva terribilmente.

Fu fatta immediata relazione al governatore,

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