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Capo LXXIV.

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Lo sforzo d’attenzione che feci per ricevere i sacramenti, sembrò esaurire la mia vitalità, ma invece giovommi gettandomi in un letargo di parecchie ore che mi riposò.

Mi destai alquanto sollevato, e vedendo Schiller e Kral vicini a me, presi le lor mani e li ringraziai delle loro cure.

Schiller mi disse: — L’occhio mio è esercitato a veder malati: scommetterei ch’ella non muore.

— Non parvi di farmi un cattivo pronostico? diss’io.

— No, rispose; le miserie della vita sono grandi, è vero; ma chi le sopporta con nobiltà d’animo e con umiltà, ci guadagna sempre vivendo. —

Poi soggiunse: — S’ella vive, spero che avrà fra qualche giorno una gran consolazione. Ella ha dimandato di vedere il signor Maroncelli?

— Tante volte ho ciò dimandato, ed invano; non ardisco più sperarlo.

— Speri, speri, signore! e ripeta la dimanda.

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