Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
( 255 ) |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:267|3|0]]
Capo LXXIV.
_______
Lo sforzo d’attenzione che feci per ricevere i sacramenti, sembrò esaurire la mia vitalità, ma invece giovommi gettandomi in un letargo di parecchie ore che mi riposò.
Mi destai alquanto sollevato, e vedendo Schiller e Kral vicini a me, presi le lor mani e li ringraziai delle loro cure.
Schiller mi disse: — L’occhio mio è esercitato a veder malati: scommetterei ch’ella non muore.
— Non parvi di farmi un cattivo pronostico? diss’io.
— No, rispose; le miserie della vita sono grandi, è vero; ma chi le sopporta con nobiltà d’animo e con umiltà, ci guadagna sempre vivendo. —
Poi soggiunse: — S’ella vive, spero che avrà fra qualche giorno una gran consolazione. Ella ha dimandato di vedere il signor Maroncelli?
— Tante volte ho ciò dimandato, ed invano; non ardisco più sperarlo.
— Speri, speri, signore! e ripeta la dimanda.