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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:275|3|0]] Poi ridea e sclamava: — Fanciullaggini! Quando un vestito è logoro e bisogna deporlo, che importa dovunque sia gettato? —
Altre volte diceva: — Mi vado preparando alla morte, ma mi sarei rassegnato più volentieri ad una condizione: rientrare appena nel tetto paterno, abbracciare le ginocchia di mio padre, intendere una parola di benedizione, e morire! —
Sospirava e soggiungeva: — Se questo calice non può allontanarsi, o mio Dio, sia fatta la tua volontà! —
E l’ultima mattina della sua vita, disse ancora, baciando un crocefisso che Kral gli porgea:
— Tu ch’eri Divino, avevi pure orrore della morte, e dicevi: Si possibile est, transeat a me calix iste! Perdona, se lo dico anch’io. Ma ripeto anche le altre tue parole: Verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu! —