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Capo LXXXVI.

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Era la liberazione di que’ due compagni, senza alcuna conseguenza per noi? Come uscivano essi, i quali erano stati condannati al pari di noi, uno a 20 anni, l’altro a 15, e su noi e su molt’altri non risplendeva grazia?

Contro i non liberati esistevano dunque prevenzioni più ostili? Ovvero sarebbevi la disposizione di graziarci tutti, ma a brevi intervalli di distanza, due alla volta? forse ogni mese? forse ogni due o tre mesi?

Così per alcun tempo dubbiammo. E più di tre mesi volsero, né altra liberazione faceasi. Verso la fine del 1827, pensammo che il dicembre potesse essere determinato per anniversario delle grazie. Ma il dicembre, passò e nulla accadde.

Protraemmo l’aspettativa sino alla state del 1828, terminando allora per me i sett’anni e mezzo di pena, equivalenti, secondo il detto dell’Imperatore, ai quindici, ove pure la pena si volesse contare dall’arresto. Chè se non voleasi

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