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Capo VII.

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Il vivere libero è assai più bello del vivere in carcere; chi ne dubita? Eppure anche nelle miserie d’un carcere, quando ivi si pensa che Dio è presente, che le gioie del mondo sono fugaci, che il vero bene sta nella coscienza e non negli oggetti esteriori, puossi con piacere sentire la vita. Io in meno d’un mese avea pigliato, non dirò perfettamente, ma in comportevole guisa, il mio partito. Vidi che non volendo commettere l’indegna azione di comprare l’impunità col procacciare la rovina altrui, la mia sorte non poteva essere se non il patibolo od una lunga prigionia. Era necessità adattarvisi. — Respirerò finchè mi lasciano fiato, dissi, e quando me lo torranno, farò come tutti i malati allorchè son giunti all’ultimo momento. Morrò. —

Mi studiava di non lagnarmi di nulla, e di dare all’anima mia tutti i godimenti possibili. Il più consueto godimento si era di andarmi

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