< Pagina:Le mie prigioni.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

( 311 )

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:323|3|0]]

Parrebbe che quest’annuncio avesse dovuto farci prorompere in giubilo. Il nostro pensiero corse subito ai parenti, de’ quali da tanto tempo non avevamo notizia, ed il dubbio che forse non li avremmo più trovati sulla terra ci accorò tanto, che annullò il piacere suscitabile dall’annuncio della libertà.

— Ammutoliscono? disse il direttore di polizia. Io m’aspettava di vederli esultanti.

— La prego, risposi, di far nota all’Imperatore la nostra gratitudine; ma se non abbiamo notizia delle nostre famiglie, non ci è possibile di non paventare che a noi sieno mancate persone carissime. Questa incertezza ci opprime, anche in un istante che dovrebbe esser quello della massima gioia. —

Diede allora a Maroncelli una lettera di suo fratello che lo consolò. A me disse che nulla c’era della mia famiglia; e ciò mi fece vieppiù temere che qualche disgrazia fosse in essa avvenuta. — Vadano, proseguì, nella loro stanza, e fra poco manderò loro quel terzo, che pure è stato graziato. —

Andammo ed aspettavamo con ansietà quel terzo. Avremmo voluto che fossero tutti, eppure

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.