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Capo XCIII.
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Partimmo finalmente da Vienna, e potei reggere fino a Bruck. Ivi l’asma tornava ad essere violento. Chiamammo il medico: era un certo signor Jüdmann, uomo di molto garbo. Mi fece cavar sangue, star a letto, e continuare la digitale. Dopo due giorni feci istanza perché il viaggio fosse proseguito.
Traversammo l’Austria e la Stiria, ed entrammo in Carintia senza novità; ma, giunti ad un villaggio per nome Feldkirchen poco distante da Klagenfurt, ecco giungere un contr’ordine. Dovevamo ivi fermarci sino a nuovo avviso.
Lascio immaginare quanto spiacevole ci fosse quest’evento. Io inoltre aveva il rammarico di esser quello che portava tanto danno a’ miei due compagni: s’essi non poteano ripatriare, la mia fatal malattia n’era cagione.
Stemmo cinque giorni a Feldkirchen, ed ivi pure il commissario fece il possibile per ricrearci. V’era un teatrino di commedianti, e vi ci condusse. Ci diede un giorno il divertimento d’una