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E per colmo d’affanno, Mantova era il punto di separazione per Maroncelli e per me. Vi pernottammo tristissimi entrambi. Io era agitato come un uomo alla vigilia d’udire la sua condanna.

La mattina mi lavai la faccia, e guardai nello specchio se si conoscesse ancora ch’io avessi pianto. Presi, quanto meglio potei, l’aria tranquilla e sorridente; dissi a Dio una picciola preghiera, ma per verità molto distratto; ed udendo che già Maroncelli movea le sue grucce e parlava col cameriere, andai ad abbracciarlo. Tutti due sembravamo pieni di coraggio per questa separazione; ci parlavano un po’ commossi, ma con voce forte. L’uffiziale di gendarmeria che dee condurlo a’ confini di Romagna è giunto; bisogna partire; non sappiamo quasi che dirci; un amplesso, un bacio, un amplesso ancora. — Montò in carrozza, disparve; io restai come annichilato.

Tornai nella mia stanza, mi gettai in ginocchio, e pregai per quel misero mutilato, diviso dal suo amico, e proruppi in lagrime ed in singhiozzi.

Conobbi molti uomini egregi, ma nessuno più affettuosamente socievole di Maroncelli, nessuno

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