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Non potei rispondergli altro, se non che:

— Esagerazione, signor mio! esagerazione!

— Io sono conseguente, insisté colui. —

Ma fummo interrotti. E mi sovvenne il cave a consequentiariis di Leibnizio.

Pur troppo la più parte degli uomini ragiona con questa falsa e terribile logica: — Io seguo lo stendardo A, che son certo essere quello della giustizia; colui segue lo stendardo B, che son certo essere quello dell’ingiustizia: dunque egli è un malvagio. —

Ah no, o logici furibondi! di qualunque stendardo voi siate, non ragionate così disumanamente! Pensate che partendo da un lato svantaggioso qualunque (e dov’è una società od un individuo che non abbiane di tali?) e procedendo con rabbioso rigore di conseguenza in conseguenza, è facile a chicchessia il giungere a questa conclusione: "Fuori di noi quattro, tutti i mortali meritano d’essere arsi vivi". E se si fa più sagace scrutinio, ciascun de’ quattro dirà: "Tutti i mortali meritano d’essere arsi vivi, fuori di me".

Questo volgare rigorismo è sommamente antifilosofico. Una diffidenza moderata può esser savia: una diffidenza oltrespinta, non mai.

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