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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:49|3|0]]compagne parlavano grossolanamente, e tu con pudore e gentilezza; bestemmiavano, e tu benedicevi Dio; garrivano, e tu componevi le loro liti. Se alcuno t’ha porto la mano per sottrarti dalla carriera del disonore, se t’ha beneficata con delicatezza, se ha asciugate le tue lagrime, tutte le consolazioni piovano su lui, su’ suoi figli, e sui figli de’ suoi figli! —

Contigua alla mia, era una prigione abitata da parecchi uomini. Io li udiva anche parlare. Uno di loro superava gli altri in autorità, non forse per maggiore finezza di condizione, ma per maggior facondia ed audacia. Questi facea, come si dice, il dottore. Rissava e metteva in silenzio i contendenti coll’imperiosità della voce, e colla foga delle parole; dettava loro ciò che doveano pensare e sentire, e quelli, dopo qualche renitenza, finivano per dargli ragione in tutto.

Infelici! non uno di loro che temperasse le spiacevolezze della prigione esprimendo qualche soave sentimento, qualche poco di religione e d’amore!

Il caporione di que’ vicini mi salutò, e risposi. Mi chiese com’io passassi quella maledetta vita. Gli dissi che, sebben trista, niuna vita

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