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Capo XIV.

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Il mattino seguente andai alla finestra per vedere Melchiorre Gioja, ma non conversai più co’ ladri. Risposi al loro saluto, e dissi che m’era vietato di parlare.

Venne l’attuario che m’avea fatto gl’interrogatorii, e m’annunciò con mistero una visita che m’avrebbe recato piacere. E quando gli parve d’avermi abbastanza preparato disse: Insomma, è suo padre; si compiaccia di seguirmi.

Lo seguii abbasso negli uffici, palpitando di contento e di tenerezza, e sforzandomi d’avere un aspetto sereno che tranquillasse il mio povero padre.

Allorchè avea saputo il mio arresto, egli avea sperato che ciò fosse per sospetti da nulla, e ch’io tosto uscissi. Ma vedendo che la detenzione durava, era venuto a sollecitare il Governo Austriaco per la mia liberazione. Misere illusioni dell’amor paterno! Ei non poteva credere, ch’io fossi stato così temerario da espormi al rigore

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