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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:55|3|0]]delle leggi, e la studiata ilarità con che gli parlai lo persuase ch’io non aveva sciagure a temere.
Il breve colloquio che ci fu conceduto m’agitò indicibilmente; tanto più ch’io reprimeva ogni apparenza d’agitazione. Il più difficile fu di non manifestarla quando convenne separarci.
Nelle circostanze in cui era l’Italia, io tenea per fermo che l’Austria avrebbe dato esempi straordinarii di rigore, e ch’io sarei stato condannato a morte od a molti anni di prigionia. Dissimulare questa credenza ad un padre! lusingarlo colla dimostrazione di fondate speranze di prossima libertà! non prorompere in lagrime abbracciandolo, parlandogli della madre, de’ fratelli e delle sorelle, ch’io pensava non riveder più mai sulla terra! pregarlo con voce non angosciata che venisse ancora a vedermi, se poteva! Nulla mai mi costò tanta violenza.
Egli si divise consolatissimo da me, ed io tornai nel mio carcere col cuore straziato. Appena mi vidi solo, sperai di potermi sollevare abbandonandomi al pianto. Questo sollievo mi mancò. Io scoppiava in singhiozzi, e non potea versare una lagrima. La disgrazia di non piangere è una delle più crudeli ne’ sommi dolori, ed oh quante volte l’ho provata!