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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:61|3|0]]per cose politiche, in tempo da non poter certamente evitare i più severi fulmini della legge!
Mi prese tal compassione di lui, tale affanno di non poterlo redimere, di non poterlo almeno confortare colla mia presenza e colle mie parole, che nulla valeva a rendermi un poco di calma. Io sapeva quant’egli amasse sua madre, suo fratello, le sue sorelle, il cognato, i nipotini; quant’egli agognasse contribuire alla loro felicità, quanto fosse riamato da tutti quei cari oggetti. Io sentiva qual dovesse essere l’afflizione di ciascun di loro a tanta disgrazia. Non vi sono termini per esprimere la smania che allora s’impadronì di me. E questa smania si prolungò cotanto, ch’io disperava di più sedarla.
Anche questo spavento era un’illusione. O afflitti, che vi credete preda d’un ineluttabile, orrendo, sempre crescente dolore, pazientate alquanto, e vi disingannerete! Nè somma pace, nè somma inquietudine possono durare quaggiù. Conviene persuadersi di questa verità, per non insuperbire nelle ore felici e non avvilirsi in quelle del perturbamento.
A lunga smania successe stanchezza ed apatia. Ma l’apatia neppure non è durevole, e temetti
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