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Capo XXII.
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Stetti in quella stanza un mese e qualche dì. La notte dei 18 ai 19 di febbraio (1821) sono svegliato da romore di catenacci e di chiavi; vedo entrare parecchi uomini con lanterna: la prima idea che mi si presentò, fu che venissero a scannarmi. Ma mentre io guardava perplesso quelle figure, ecco avanzarsi gentilmente il conte B., il quale mi dice ch’io abbia la compiacenza di vestirmi presto per partire.
Quest’annunzio mi sorprese, ed ebbi la follia di sperare che mi si conducesse ai confini del Piemonte. — Possibile che sì gran tempesta si dileguasse così? Io racquisterei ancora la dolce libertà? Io rivedrei i miei carissimi genitori, i fratelli, le sorelle? —
Questi lusinghevoli pensieri m’agitarono brevi istanti. Mi vestii con grande celerità, e seguii i miei accompagnatori senza pur poter salutare ancora il mio vicino. Mi pare d’aver udito la sua voce, e m’increbbe di non potergli rispondere.