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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:83|3|0]]avea detto queste singolari parole: — Si vede ch’ella è forestiero, signore; ma io non capisco com’ella e tutti i forestieri ammirino questo luogo: per me è un luogo di disgrazia, e vi passo unicamente per necessità.
— Vi sarà qui accaduto qualche malanno?
— Sì, signore; un malanno orribile, e non a me solo. Iddio la scampi, signore, Iddio la scampi! —
E se n’andò in fretta.
Or, ripassando io colà, era impossibile che non mi sovvenissero le parole del mendico. E fu ancora su quella piazzetta, che l’anno seguente io ascesi il palco, donde intesi leggermi la sentenza di morte e la commutazione di questa pena in quindici anni di carcere duro!
S’io fossi testa un po’ delirante di misticismo, farei gran caso di quel mendico, predicentemi così energicamente esser quello un luogo di disgrazia. Io non noto questo fatto se non come uno strano accidente.
Salimmo al palazzo; il conte B. parlò co’ giudici, indi mi consegnò al carceriere, e, congedandosi da me, m’abbracciò intenerito.