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Lessi e piansi più d’un’ora; e m’alzai pieno di fiducia che Dio fosse con me, che Dio mi avesse perdonato ogni stoltezza. Allora le mie sventure, i tormenti del processo, il verosimile patibolo mi sembrarono poca cosa. Esultai di soffrire, poichè ciò mi dava occasione d’adempiere qualche dovere; poichè, soffrendo con rassegnato animo, io obbediva al Signore.

La Bibbia, grazie al Cielo, io sapea leggerla. Non era più il tempo ch’io la giudicava colla meschina critica di Voltaire, vilipendendo espressioni, le quali non sono risibili o false se non quando, per vera ignoranza o per malizia, non si penetra nel loro senso. M’appariva chiaramente quanto foss’ella il codice della santità, e quindi della verità; quanto l’offendersi per certe sue imperfezioni di stile fosse cosa infilosofica, e simile all’orgoglio di chi disprezza tutto ciò che non ha forme eleganti; quanto fosse cosa assurda l’immaginare che una tal collezione di libri religiosamente venerati avessero un principio non autentico; quanto la superiorità di tali scritture sul Corano e sulla teologia degl’Indi fosse innegabile.

Molti ne abusarono, molti vollero farne un

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