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Capo XXVI.

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Quando questi combattimenti furono cessati, e sembrommi d’esser di nuovo fermo nell’abitudine d’onorar Dio in tutte le mie volontà, gustai per qualche tempo una dolcissima pace. Gli esami, a cui sottoponeami ogni due o tre giorni la Commissione, per quanto fossero tormentosi, non mi traeano più a durevole inquietudine. Io procurava, in quell’ardua posizione, di non mancare a’ miei doveri d’onestà e d’amicizia, e poi dicea: Faccia Dio il resto.

Tornava ad essere esatto nella pratica di prevedere giornalmente ogni sorpresa, ogni emozione, ogni sventura supponibile; e siffatto esercizio giovavami novamente assai.

La mia solitudine intanto s’accrebbe. I due figliuoli del custode, che dapprima mi faceano talvolta un po’ di compagnia, furono messi a scuola, e stando quindi pochissimo in casa, non venivano più da me. La madre e la sorella, che allorchè c’erano i ragazzi si fermavano anche

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