Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
( 86 ) |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le mie prigioni.djvu{{padleft:98|3|0]]
Capo XXVII.
_______
Ha l’uomo bisogno di sforzo per umiliarsi sinceramente? per ravvisarsi peccatore? Non è egli vero, che in generale sprechiamo la gioventù in vanità, ed invece d’adoprare le forze tutte ad avanzare nella carriera del bene, ne adopriamo gran parte a degradarci? Vi saranno eccezioni, ma confesso che queste non riguardano la mia povera persona. E non ho alcun merito ad essere scontento di me: quando si vede una lucerna dar più fumo che fuoco, non vi vuol gran sincerità a dire che non arde come dovrebbe.
Sì; senza avvilimento, senza scrupoli di pinzochero, guardandomi con tutta la tranquillità possibile d’intelletto, io mi scorgeva degno dei castighi di Dio. Una voce interna mi diceva: Simili castighi, se non per questo, ti sono dovuti per quello; valgano a ricondurti verso Colui ch’è perfetto, e che i mortali sono chiamati, secondo le finite loro forze, ad imitare.