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le mecaniche. 191

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le opere di Galileo Galilei II.djvu{{padleft:194|3|0]]prima, ma volevano essere più di 20. Pigliando poi di mano in mano archi sempre più robusti, trovava che, per agguagliar la forza di quella medesima palla di piombo e di quella medesima caduta, sempre vi voleva maggior e maggior peso, conforme che l’esperienza si fusse fatta con archi più e più gagliardi. Adunque, diceva egli, se io pigliare un arco gagliardissimo, quella palla di piombo, che non passa due once, farà effetto equivalente a mille libre di piombo; pigliandosi poi un arco mille volte più gagliardo di quel gagliardissimo, quella medesima pallina farà effetto equivalente ad un milione di libre di piombo: segno evidentissimo, che la forza di quel poco peso e di quel braccio di caduta è infinita.

Abbelliva egli le specolazioni della filosofia con ornamenti d’erudizione. Assomigliava la forza della percossa a quei cani generosi, i quali non degnavano di mostrar il loro valore nello steccato contro bestie poco feroci, ma si facevano ben conoscere nello strangolar leoni e sbranare elefanti.

Diversa dall’esperienza de gli archi, ma però simile di conseguenza, è quest’altra operazione, con la quale egl’inferiva che la forza d’ogni percossa sia infinita. Prendansi due palle di piombo eguali; pongasi l’una e l’altra sopra l’incudine, e si faccia cadere sopra una di esse un martello dall’altezza di un braccio: è certo che quel piombo si ammaccherà. Pongasi sopra quell’altra palla un peso quiescente tanto grande, che faccia la medesima ammaccatura che nell’altra averà fatta il martello; ed osservisi il peso sovraposto, che sarà, per esempio, X libre. Ora alcuno crederebbe che la forza di quella percossa fusse equivalente al momento di quelle X libre di peso quiescente. Ma pensatelo vol. Prendansi i due medesimi pezzi di piombo, egualmente ammaccati, come stanno: se sopra uno di essi io poserò X libre di peso quiescente, certa cosa è che non si spianerà più di quello che sia, avendo egli già un’altra volta sostenuto il medesimo peso di X libre: ma se vi farò cadere il martello dalla medesima altezza come prima, farà ben nuova ammaccatura; e per agguagliar questa, bisognerà posare sopra l’altro pezzo di piombo molto maggior peso che quel di prima: e questo succederà sempre con progresso, sino in infinito. Dunque si potrà dar caso che la forza di quella medesima percossa farà maggior effetto, che mille, anzi che un milione, e mille milioni, di libre di peso quiescente: segno manifesto che la forza della percossa sia infinita.

5. egli, pigliandosi un — 10. con gl’ornamenti dell’erudizione — 21. la forza della percossa



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