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ALLA SIONORA ERNESTINA V. W . taglienti, severa, fredda di tinte, oserei dire spiri- tuale. Quella sera avevo l'onore di vedervi bella ; poichè in Voi la bellezza è lume che viene e va a vostro talento. Lo lasciate talvolta a casa; quando lo portate con Voi, gli è che l'avete voluto. Si par- lava di libri, di cose e di persone , io con molta foga e molta ingenuità, Voi con un tal fare ner- voso, talvolta pieno di fuoco, piii sovente di sar- casmo, scegliendo per gli epigrammi i tratti arca- dici del sentiero, e per le brevi liriche quei pas- saggi scabrosi dove solo il vostro stivaletto ar- cuato poteva posarsi con tanto audace disprezzo. Ve ne ricordate? Forse no. Me ne ricordo mol- tissimo , io. Se Vi dà noia che i vostri capelli biondi e le ciarle di un'ora oziosa vadano per le stampe, avevate mal scelto il vostro compagno di passeggio. Guardatevi da' poeti, signora. Non uno délia razza infida Vi verra accanto , che non sia tentato di rubarvi , onestamente , intera. Quando pensate avergli vôlte le spalle, siete già nel suo taccuino idéale coi capelli biondi , colle ciarle oziose, persino col guanto di Svezia entro il quale gli avete porta un momento la mano négligente. Da que' taccuini si esce poi un bel giorno, vestiti di prosa o di versi , a viaggiare il mondo per conto del poeta, che si piglia la libertà di mutarvi il nome. Io non oserô tanto, ne Vi farô correre av- venture, bastandomi dire brevemente come questo libriccino è nato.

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