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XLV.

NOZZE

  E la rosa dicea: baciami, o sole,
De’ tuoi più caldi e più fecondi baci,
Suscita ne ’l mio sen vie più vivaci
Le fragranze di maggio: io son tua prole.

  Fammi la più gentil di queste aiuole
Chè non de le farfalle a le fallaci
Carezze ed a ’l desio de l’api edaci
Primavera mi crebbe: amor mi vuole.

  D’una dolce fanciulla io son disio,
Al dì de le sue nozze io son serbata
E ne la notte estrema al viver mio

  Da la sua fronte verginal staccata
Su ’l talamo gentil, vittima anch’io.
Con l’innocenza sua morrò beata.

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