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XLVIII.

  Quando schizzan le sorche innamorate
Dalle tue fogne, o Roma, ed alla smorta
Luce de’ tuoi fanali, in sulla porta
Pipan le cortigiane inverniciate,

  E giù per le straducce addormentate
Urlano’ gli ubriachi e nella morta
Nebbia che il sacro fiume al Ghetto porta
Fermentan le immondizie accumulate;

  Memorie di grandezza e di spavento.
Moli di gloria e di vergogna piene,
Io vi passo vicino e non vi sento.

  Altro amor che di voi m’arde le vene!
Collatino non c’è, Bruto è contento,
E Lucrezia m’aspetta e mi vuol bene.

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