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LXIII.

  Era d’inverno, tardi, e sedevamo
Accanto al foco, soli, imbarazzati,
E, parlando del tempo, arrossivamo
Come due collegiali innamorati.

  Ella chinava gli occhi al suo ricamo,
Verso al soffitto io li tenea levati;
Non si direbbe, eppur ci vedevamo
Meglio che se ci fossimo guardati.

  Ed io pensava — Sol per un sorriso
Ti darei dell’ingegno i fior più belli
E il sangue giovanil delle mie vene....

  Quand’ella si levò pallida in viso.
Mi cacciò le due man dentro ai capelli
E — senti — rantolò — ti voglio bene!

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