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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:154|3|0]]
SONETTO LXI.
Madonna, nè sarò, mentre ch’io viva:
Ma d’odiar me medesmo giunto a riva,
4E del continuo lagrimar son stanco.
E voglio anzi un sepolcro bello, e bianco;
Che ’l vostro nome a mio danno si scriva
In alcun marmo, ove di spirto priva
8Sia la mia carne, che può star seco anco.
Però s’un cor pien d’amorosa fede
Può contentarvi senza farne strazio:
11Piacciavi omai di questo aver mercede.
Se ’n altro modo cerca d’esser sazio,
Vostro sdegno, erra; et non fia quel che crede:
14Di che Amor', e me stesso assai ringrazio.
SONETTO LXII.
Ch’a poco a poco par, che ’l tempo mischi;
Securo non sarò, bench’io m’arrischi
4Talor', ov’Amor l’arco tira, ed empie.
Non temo già, che più mi strazi, o scempie,
Nè mi ritenga, perch’ancor m’invischi;
Nè m’apra il cor, perchè di fuor l’incischi,
8Con sue saette velenose, ed empie.
Lagrime omai da gli occhi uscir non ponno;
Ma di gir infin là sanno il viaggio;
11Sì, ch’appena fia mai chi ’l passo chiuda.
Ben mi può riscaldar il fiero raggio,
Non sì, ch’i’ arda; e può turbarmi il sonno,
14Ma romper nò, l’imagine aspra, e cruda.