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P A R T E. 71

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SONETTO LXI.

I
O non fu’ d’amar voi lassato unquanco,

  Madonna, nè sarò, mentre ch’io viva:
  Ma d’odiar me medesmo giunto a riva,
  4E del continuo lagrimar son stanco.
E voglio anzi un sepolcro bello, e bianco;
  Che ’l vostro nome a mio danno si scriva
  In alcun marmo, ove di spirto priva
  8Sia la mia carne, che può star seco anco.
Però s’un cor pien d’amorosa fede
  Può contentarvi senza farne strazio:
  11Piacciavi omai di questo aver mercede.
Se ’n altro modo cerca d’esser sazio,
  Vostro sdegno, erra; et non fia quel che crede:
  14Di che Amor', e me stesso assai ringrazio.


SONETTO LXII.

S
E bianche non son prima ambe le tempie,

  Ch’a poco a poco par, che ’l tempo mischi;
  Securo non sarò, bench’io m’arrischi
  4Talor', ov’Amor l’arco tira, ed empie.
Non temo già, che più mi strazi, o scempie,
  Nè mi ritenga, perch’ancor m’invischi;
  Nè m’apra il cor, perchè di fuor l’incischi,
  8Con sue saette velenose, ed empie.
Lagrime omai da gli occhi uscir non ponno;
  Ma di gir infin là sanno il viaggio;
  11Sì, ch’appena fia mai chi ’l passo chiuda.
Ben mi può riscaldar il fiero raggio,
  Non sì, ch’i’ arda; e può turbarmi il sonno,
  14Ma romper nò, l’imagine aspra, e cruda.


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