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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:159|3|0]]
SONETTO LXXI.
Piangete, amanti, per ciascun paese;
Poi ch'è morto colui che tutto intese
4In farvi, mentre visse al mondo onore.
Io per me prego il mio acerbo dolore,
Non sian da lui le lagrime contese;
E mi sia di sospir tanto cortese,
8Quanto bisogna a disfogar il core.
Piangan le rime ancor, piangano i versi,
Perchè 'l nostro amoroso Messer Cino
11Novellamente s'è da noi partito.
Pianga Pistoja, e i citadin perversi,
Che perdut'hanno sì dolce vicino,
14E rallegres'il Cielo, ov'elli è gito.
SONETTO LXXII.
Scrivi quel che vedesti, in lettre d’oro;
Siccome i miei seguaci discoloro,
4E ’n un momento gli fo morti, e vivi.
Un tempo fu che ’n te stesso ’l sentivi,
Volgare esempio all’amoroso coro:
Poi di man mi ti tolse altro lavoro;
8Ma già ti raggiuns’io mentre fuggivi.
E s'e begli occhi, ond’io mi ti mostrai,
E là dov’era il mio dolce ridutto,
11Quando ti ruppi al cor tanta durezza,
Mi rendon l’arco ch’ogni cosa spezza,
Forse non avrai sempre il viso asciutto:
14Ch’i’ mi pasco di lagrime, e tu ’l sai.