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SONETTO LXXI.

P
Iangete, donne, e con voi pianga Amore;

  Piangete, amanti, per ciascun paese;
  Poi ch'è morto colui che tutto intese
  4In farvi, mentre visse al mondo onore.
Io per me prego il mio acerbo dolore,
  Non sian da lui le lagrime contese;
  E mi sia di sospir tanto cortese,
  8Quanto bisogna a disfogar il core.
Piangan le rime ancor, piangano i versi,
  Perchè 'l nostro amoroso Messer Cino
  11Novellamente s'è da noi partito.
Pianga Pistoja, e i citadin perversi,
  Che perdut'hanno sì dolce vicino,
  14E rallegres'il Cielo, ov'elli è gito.



SONETTO LXXII.

P
volte Amor m’avea già detto, Scrivi,

  Scrivi quel che vedesti, in lettre d’oro;
  Siccome i miei seguaci discoloro,
  4E ’n un momento gli fo morti, e vivi.
Un tempo fu che ’n te stesso ’l sentivi,
  Volgare esempio all’amoroso coro:
  Poi di man mi ti tolse altro lavoro;
  8Ma già ti raggiuns’io mentre fuggivi.
E s'e begli occhi, ond’io mi ti mostrai,
  E là dov’era il mio dolce ridutto,
  11Quando ti ruppi al cor tanta durezza,
Mi rendon l’arco ch’ogni cosa spezza,
  Forse non avrai sempre il viso asciutto:
  14Ch’i’ mi pasco di lagrime, e tu ’l sai.


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