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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:165|3|0]]
SONETTO LXXXIII.
Quando Amor cominciò darvi battaglia;
Produce or frutto, che quel fiore agguaglia,
4E che mia speme fa venire a riva.
Però mi dice 'l cor, ch’io in carte scriva
Cosa onde ’l vostro nome in pregio saglia:
Che ’n nulla parte sì saldo s’intaglia,
8Per far di marmo una persona viva.
Credete voi, che Cesare o Marcello,
O Paolo, od Affrican fossin cotali
11Per incude giammai, nè per martello?
Pandolfo mio, quest’opere son frali
Al lungo andar; ma ’l nostro studio è quello
14Che fa per fama gli uomini immortali.
CANZONE XXII.
Ch’altri no m’intendeva, ond’ebbi scorno:
E puossi in bel soggiorno esser molesto.
Il sempre sospirar nulla rileva.
5Già su per l’Alpi neva d’ogn’intorno:
Ed è già presso al giorno; ond’io son desto.
Un'atto dolce onesto è gentil cosa:
Ed in donna amorosa anchor m’aggrada,
Che ’n vista vada altera, e disdegnosa,
10Non superba, e ritrosa.
Amor regge suo imperio senza spada.
Chi smarrit'ha la strada, torni indietro:
Chi non ha albergo, posisi in sul verde:
Chi non ha l’auro, o ’l perde,
15Spenga la sete sua con un bel vetro.
I'diè