< Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
130 P R I M A

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:213|3|0]]

SONETTO CXXIX.

L
Ieti fiori, e felici, e ben nate erbe,

  Che madonna passando premer sole;
  Piaggia, ch’ascolti sue dolci parole,
  4E del bel piede alcun vestigio serbe;
Schietti arboscelli, e verdi frondi acerbe;
  Amorosette, e pallide viole;
  Ombrose selve, ove percote il Sole,
  8Che vi fa co’ suoi raggi alte, e superbe;
O soave contrada; o puro fiume,
  Che bagni 'l suo bel viso, e gli occhi chiari,
  11E prendi qualità dal vivo lume;
Quanto v’invidio gli atti honesti, e cari!
  Non fia in voi scoglio omai, che per costume:
  14D’arder con la mia fiamma non impari.


SONETTO CXXX.

A
Mor; che vedi ogni pensiero aperto,

  E i duri passi onde tu sol mi scorgi;
  Nel fondo del mio cor gli occhi tuoi porgi
  4A te palese, a tutt’altri converto.
Sai quel che per seguirti ho già sofferto:
  E tu pur via di poggio in poggio sorgi,
  Di giorno in giorno; e di me non t’accorgi,
  8Che son sì stanco, e ’l sentier m’è troppo erto.
Ben vegg'io di lontano il dolce lume
  Ove aspre vie mi sproni, e giri:
  11Ma non ho, come tu, da volar piume.
Assai contenti lasci i miei desiri,
  Pur che ben desiando i’ mi consume;
  14Nè le dispiaccia che per lei sospiri.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.