< Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
190 P R I M A

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:273|3|0]]

  Omai dal volto mio questa vergogna?
  Ch’a guisa d’uom che sogna,
  Aver la Morte innanzi gli occhi parme,
  90E vorrei far difesa, e non ho l’arme.
Quel ch’i’ fo veggio, e non m’inganna il vero
  Mal conosciuto; anzi mi sforza Amore,
  Che la strada d’onore
  95Mai nol lassa seguir, chi troppo il crede;
  E sento ad or ad or venirmi al core
  Un leggiadro disegno aspro, e severo;
  Ch’ogni occulto pensero
  Tira in mezzo la fronte, ov’altri ’l vede:
  100Che mortal cosa amar con tanta fede,
  Quanta a Dio sol per debito convensi,
  Più si disdice a chi più pregio brama.
  E questo ad alta voce anco richiama
  La ragione sviata dietro ai sensi;
  105Ma perchè l’oda, e pensi
  Tornare; il mal costume oltre la spigne:
  E agli occhi depigne
  Quella che sol per farmi morir nacque,
  Perch’a me troppo, e a sè stessa, piacque.
110Nè so, che spatio mi si desse il Cielo
  Quando novellamente io venni in terra
  A soffrir l’aspra guerra
  Che ’ncontra me medesmo seppi ordire:
  Nè posso il giorno che la vita serra,
  115Antiveder per lo corporeo velo;
  Ma variarsi il pelo
  Veggio, e dentro cangiarsi ogni desire.
  Or ch’i’ mi credo al tempo del partire
  Esser vicino, o non molto da lunge;
  120Come chi’l perder face accorto, e saggio;
  Vo ripensando ov’io lassa’ il viaggio
  De la man destra, ch’a buon porto aggiunge:
  E dall’un lato punge

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.