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284 DEL TRIONFO

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Fra tutti il primo Arnaldo Danïello,
  Gran maestro d’amor, ch’a la sua terra
  Ancor fa onor col suo dir strano e bello;
Eranvi quei ch’Amor sì leve afferra,
  L’un Piero e l’altro e ’l men famoso Arnaldo,
  45E quei che fur conquisi con più guerra:
I’ dico l’uno e l’altro Raimbaldo
  Che cantò pur Beatrice e Monferrato,
  E ’l vecchio Pier d’Alvernia con Giraldo,
Folco, que’ ch’a Marsilia il nome ha dato
  50Et a Genova tolto, et a l’estremo
  Cangiò per miglior patria abito e stato,
Giaufrè Rudel, ch’usò la vela e ’l remo
  A cercar la sua morte, e quel Guiglielmo
  Che per cantare ha ’l fior de’ suoi dì scemo,
55Amerigo, Bernardo, Ugo e Gauselmo;
  E molti altri ne vidi a cui la lingua
  Lancia e spada fu sempre e targia ed elmo.
E poi conven che ’l mio dolor distingua,
  Volsimi a’ nostri, e vidi ’l buon Tomasso,
  60Ch’ornò Bologna et or Messina impingua.
O fugace dolcezza! o viver lasso!
  Chi mi ti tolse sì tosto dinanzi,
  Senza ’l qual non sapea mover un passo?
Dove se’ or, che meco eri pur dianzi?
  65Ben è ’l viver mortal, che sì n’aggrada,
  Sogno d’infermi e fola di romanzi.
Poco era fuor de la comune strada,
  Quando Socrate e Lelio vidi in prima:
  Con lor più lunga via conven ch’io vada.
70O qual coppia d’amici! che né ’n rima
  Poria né ’n prosa ornar assai né ’n versi,
  Se, come dee, virtù nuda si stima.
Con questi duo cercai monti diversi,
  Andando tutti tre sempre ad un giogo;
  75A questi le mie piaghe tutte apersi;

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