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302 | DEL TRIONFO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:385|3|0]]
Quel mancò solo; e mentre in atti tristi
Volei mostrarmi quel ch’ i’ vedea sempre,
135Il tuo cor chiuso a tutto ’l mondo apristi.
Quinci il mio gelo, onde ancor ti distempre;
Ché concordia era tal de l’altre cose,
Qual giunge Amor, pur ch’onestate il tempre.
Fur quasi eguali in noi fiamme amorose,
140Almen poi ch’ i’ m’avvidi del tuo foco;
Ma l’un le palesò, l’altro l’ascose.
Tu eri di mercé chiamar già roco,
Quando tacea, perché vergogna e tema
Facean molto desir parer sì poco.
145Non è minor il duol perch’altri il prema,
Né maggior per andarsi lamentando;
Per fizïon non cresce il ver né scema.
Ma non si ruppe almen ogni vel, quando
Soli i tuo’ detti, te presente, accolsi,
150Dir più non osa il nostro amor cantando?
Teco era il core, a me gli occhi raccolsi;
Di ciò, come d’iniqua parte, duolti,
Se ’l meglio e ’l più ti diedi, e ’l men ti tolsi!
Né pensi che, perché ti fossin tolti
155Ben mille volte, e più di mille e mille
Renduti e con pietate a te fur volti.
E state foran lor luci tranquille
Sempre ver te, se non ch’ebbi temenza
De le pericolose tue faville.
160Più ti vo’ dir per non lasciarti senza
Una conclusïon che a te fia grata
Forse d’udir in su questa partenza:
In tutte l’altre cose assai beata;
In una sola a me stessa dispiacqui,
165Che ’n troppo umil terren mi trovai nata.
Duolmi ancor veramente ch’ i’ non nacqui
Almen più presso al tuo fiorito nido;
Ma assai fu bel paese ond’io ti piacqui,