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322 | DEL TRIONFO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu{{padleft:405|3|0]]
Ma li angeli ne son lieti, e contenti
Di veder de le mille parti l’una,
60Et in ciò stanno desiosi, e ’ntenti....
O mente vaga, al fin sempre digiuna!
A che tanti penseri? Un’ora sgombra
Quel che ’n molt’anni a pena si raguna.
Quel che l’anima nostra preme, e ’ngombra,
65Dianzi, adesso, ier, diman, mattino, e sera,
Tutti in un punto passeran, com’ombra;
Non avrà loco fu, sarà, nè era,
Ma è solo, in presente, et ora et oggi,
E sola eternità raccolta, e ’ntera.
70Quasi spianati dietro, e innanzi poggi,
Ch’occupavan la vista! e non fia in cui
Vostro sperar’, e rimembrar s’appoggi:
La qual varietà fa spesso altrui
Vaneggiar sì, che ’l viver par un gioco,
75Pensando pur: Che sarò io? che fui?
Non sarà più diviso a poco a poco,
Ma tutto inseme; e non più state o verno,
Ma morto ’l tempo, e variato il loco:
E non avranno in man gli anni ’l governo
80De le fame mortali; anzi chi fia
Chiaro una volta, fia chiaro in eterno.
O felici quelle anime che ’n via
Sono, o saranno di venire al fine
Di ch’io ragiono; quandunque e’ si sia!
85E tra l’altre leggiadre, e pellegrine,
Beatissima lei che Morte ancise
Assai di qua dal natural confine!
Parranno allor l’angeliche divise,
E l’oneste parole, e i pensier casti
90Che nel cor giovenil Natura mise.
Tanti volti, che ’l Tempo, e Morte han guasti,
Torneranno al suo più fiorito stato;
E vedrassi ove, Amor, tu mi legasti: