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Sonetto a M. Laura.

A
Lma leggiadra, il cui corporeo velo

Trovò sì bello il Fiorentin Poeta,
  Ch’, Enea spregiando, Esiodo, e Dameta,
  Di te cantò pien d’amoroso zelo;
Com’ei viva t’ornò, poi morta in Cielo
  Pose; con faccia mesta, e talor lieta
  Or rise, or pianse, fra timore, e pièta,
  Bramoso non cangiar natura, e pelo;
Così io, vago di quel che a lui sì piacque,
  della tua dico, ed immortal sua gloria,
  E che vosco ognor viva anco il mio nome;
Con l’arte istessa che t’onora e come,
  E che meco, e con lui sovr’Arno nacque,
  Lascio qui di noi tre nuova memoria.


D.O.M.S.
ET MEMORIÆ ÆTERNÆ
D. LAVRÆ, CVM PVDICI-
TIA TUM FORMA FŒ-
MINÆ INCOMPARABILIS,
QUÆ ITA VIXIT, VT
EIVS MEMORIA NVLLO
SÆCULO EXTINGVI
POSSIT.
RESTITVIT VETE-
RVM MONUMENTO-
RVM PEREGRINVS
INDAGATOR

Gabriel Symeonus Flor. iiii
Idus Apriles

M. D. LVII.

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