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SONETTO II.

P
Er fare una leggiadra sua vendetta,

  E punir in un dì ben mille offese,
  Celatamente Amor l’arco riprese,
  4Com’uom ch’a nocer luogo, e tempo aspetta.
Era la mia virtute al cor ristretta,
  Per far ivi, ne gli occhi sue difese:
  Quando ’l colpo mortal laggiù discese
  8Ove solea spuntarsi ogni saetta.
Però turbata nel primiero assalto
  Non ebbe tanto nè vigor, nè spazio,
  11Che potesse al bisogno prender l’arme;
Ovvero al poggio faticoso, ed alto
  Ritrarmi accortamente dallo strazio;
  14Del qual oggi vorrebbe, e non può aitarme.


SONETTO III.

E
Ra ’l giorno ch’al Sol si scoloraro

  Per la pietà del suo Fattore i rai:
  Quand’ i’ fui preso, e non me ne guardai,
  4Che i be’ vostr’occhi, Donna, mi legaro.
Tempo non mi parea da far riparo
  Contra colpi d’Amor: però n’andai
  Secur, senza sospetto: onde i miei guai
  8Nel comune dolor s’incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato,
  Ed aperta la via per gli occhi al core;
  11Che di lagrime son fatti uscio, e varco:
Però, al mio parer, non li fu onore
  Ferir me di saetta in quello stato,
  14E a voi armata non mostrar pur l’arco.


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