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88 CAPITOLO SECONDO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:100|3|0]]di margherite, corso dal ripetuto motto: «forse che sì, forse che no». Il motto rispondeva tanto alle sue incertezze ch’egli si accostò al camino per vedere come finisse. Pensò: se è troncato e finisce col , parto. Se non è troncato e finisce col no, resto. Aveva l’idea così, pensando, che, ragionevolmente, dovesse finire col no. Il motto finiva:

Forse che...

Massimo restò lì a guardare, attonito. C’era un’altra via da prendere. Le margherite si vengono, sul fregio, sfogliando. Quella dove il motto muore troncato ha tuttavia qualche foglia. Si poteva sfogliarla idealmente, vedere se l’ultima foglia fosse un o un no.

Una voce piana e soave sussurrò alle spalle di Massimo.

«Lei consulta l’oracolo?»

Il giovine si voltò. Donna Fedele gli sorrideva, col dito alla bocca perchè lo studio di Heller non era finito. Ella era giunta mentre Lelia stava suonando Schumann e aveva tenuto compagnia al signor Marcello fino a che, visto Massimo in contemplazione davanti al camino, gli era venuta alle spalle.

«Sono qui per Lei» diss’ella, sorridendo sempre. Il piano tacque ed ella si staccò dal camino per movere verso Lelia che si era alzata. L’abbracciò affettuosamente come se il freddo di un’ombra non avesse mai tocca l’amicizia sua per la fanciulla. La felicitò per la musica, ritornò, tenendola a braccetto, verso il camino, mentre il signor Marcello, lasciata la sua poltrona, si affacciava al salone.

«Sai» diss’ella a Lelia «che la madre del signor Alberti e io siamo state amiche? Domani pranza da me, perchè ne dobbiamo parlar molto, di sua madre. Era tanto cara, poveretta!»

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