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CAPITOLO TERZO.
Trame.
I.
Don Tita Fantuzzo, arciprete di Velo d’Astico, detta la messa, come di solito, alle sette e mezzo e pregato in sagrestia lungamente, raggiunse, sulla scala che dalla chiesa mette alla canonica, sua cognata, la signora Bettina Pagan, vedova Fantuzzo, e il cappellano, don Emanuele Costi de Villata, che scendevano insieme e non insieme, il cappellano precedendo di alcuni gradini con un passo trattenuto dal senso della persona che seguiva, la siora Bettina venendogli dietro con un passo trattenuto dall’ossequio verso la persona che precedeva e anche un poco dal senso della sua propria retroguardia.
«Per cossa andeu in fila come i cavai de carretta?» disse il gioviale arciprete alle spalle della cognata:
Se casco mi
Caschemo tuti tri.
Versi de Zanella!»
Sotto la veletta nera della siora Bettina il naso vermiglio si colorò di più vivo cinabro e un lieve sorriso passò negli occhi acquosi di don Emanuele, in segno