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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:113|3|0]]il caffè della mattina. Nata di famiglia civile del Dolo, era fedele ad abitudini di vita un po’ diverse da quelle dell’arciprete, e gelosa, con tutto l’ossequio agli ecclesiastici, della propria indipendenza. Anche la sua ferventissima pietà aveva un fondamentale carattere d’indipendenza dal prossimo. La buona siora Bettina desiderava e pregava, per la gloria di Dio, che il prossimo buono si conservasse tale, che il prossimo cattivo si convertisse, ma poi non voleva per casa nè l’uno nè l’altro; non voleva brighe. All’anima sua ci pensava lei; gli altri dovevano pensare alla loro. Quando soccorreva i poveri la sua mano sinistra non lo sapeva, ma non lo sapeva neppure il suo cuore. Il suo cuore sapeva di prendere ipoteche su poderi celesti. E a questi patti prestava più volontieri a Domeneddio, il cognato aiutando, camici, pianete, tovaglie di altare, vasi sacri, messe, uffici funebri, che opere di carità del prossimo. Il suo cuore non era sempre stato così. Era stato nella prima giovinezza, un cuore pieno di segrete immaginazioni pericolose. Il fu dottor Fantuzzo, buon diavolo d’uomo, parecchio campagnolo, bevitore ammirato, non aveva corrisposto ai suoi sogni di fanciulla. Uscita da una famiglia religiosissima, ella si era un giorno atterrita, nella sua sincera pietà, di sentirsi tentata come non avrebbe immaginato mai. Si rifugiò in un fervido ascetismo, in tutte quelle pratiche esterne che meglio le potevano creare intorno una veste e una fama d’invulnerabilità. Aiutata da un rigido teologo, diffidente di ogni misticismo, venne così trasformando i propri focherelli terrestri in un fuoco unico, nominalmente di amor di Dio, realmente di desiderio della salute propria. Il mondo, sempre severo colle persone pie, sempre disposto a esigerne tutte le perfezioni e tutti gli eroismi, l’avrebbe facilmente bollata per egoista. Ma che sa il mondo? Un ambiente di famiglia diverso, una cultura religiosa