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2 CAPITOLO PRIMO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:14|3|0]]inquieta. Alla chiamata del domestico si voltò di soprassalto, stringendosi la lettera nel pugno.

«Che c’è?» diss’ella, corrucciata.

«Credo» rispose il domestico «che il signor padrone non stia bene.»

La signorina Lelia mise una esclamazione di sgomento:

«Cosa?»

L’altro rimase lì, sciocco, a guardarla. Ella diede un balzo verso l’uscio del salone, si arrestò di botto, si voltò al melenso uomo, lo interrogò:

«Dov’è?»

«Nello studio, credo.»

«Credo!» ripetè Lelia, sdegnosamente. Corse nel salone. Sull’entrata della sala del biliardo, che mette allo studio, incontrò la cameriera Teresina. La cameriera le si fece incontro accennandole, a mani spiegate, di fermarsi.

«Niente niente» diss’ella, sottovoce. «Non è niente.» Avvertì la signorina che le si era aperto il medaglione pendente dalla cintura, glielo chiuse. Lelia s’impazientì che si occupasse del medaglione invece di raccontarle l’accaduto; ma ne fu tranquillata.

«Vada, Lei, Giovanni» disse Teresina al domestico, che aveva seguito la signorina e ascoltava fra stupido e curioso. «Prepari l’acqua fresca nella camera dei forestieri.»

Lelia tremò daccapo. C’era qualchecosa che Giovanni non dovesse sapere? «Non signora no» rispose Teresina al suo modo trentino. Però parve a Lelia ch’ella tardasse troppo a spiegarsi, che fosse preoccupata di non spaventar lei.

«Ma insomma?» diss’ella, impaziente.

Infatti la cameriera, molto superiore per criterio, per tatto, per educazione, al proprio stato, aveva cose piuttosto gravi a dire e le faceva pena la signorina così

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