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128 CAPITOLO QUARTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:140|3|0]]messaggio segreto per donna Fedele, che, sofferente più del solito dopo l’assalto alla canonica, non si lasciava vedere da due dì, mentre prima non passava quasi giorno senza una sua visita.

«Se la vede» sussurrò la cameriera, «le dica che si va peggio.»

Don Aurelio non capiva. Teresina si spiegò. Dopo il fatto delle finestre chiuse, ella si era incaricata di riferire a donna Fedele tutto della signorina che le paresse degno di nota.

«Adesso» diss’ella «ha potuto avere la chiave del Parco di Velo e da due sere, quando si fa notte, va nel Parco sola soletta, vi passa delle ore. Cosa faccia lì dentro non lo so. Mi costringe a dire bugie al padrone, a rispondergli, se domanda di lei, ch’è a letto col mal di capo. Egli domanda sempre, naturalmente. Io poi devo andare ad aspettarla al cancello del Parco alle undici. E per verità ho anche paura. Ma guai se parlo! Iersera è rientrata a mezzanotte. Domandi, La prego, a donna Fedele, cosa debbo fare! Lo domando anche a Lei, don Aurelio.»

«Prima di tutto L’avverto» rispose don Aurelio «che a donna Fedele non potrò dir niente.»

Teresina, stupefatta, ne chiese il perchè.

«Non importa» rispose ancora don Aurelio. «Lei ha fatto molto male a non parlare. Deve parlare assolutamente. E subito!»

L’uscio della sala da pranzo fu aperto. Comparve il signor Marcello in persona, vociferando proteste per le cerimonie dell’amico che non si era fatto annunciare. Lo prese a braccetto, lo condusse in sala da pranzo.

Lelia salutò appena; tanto che il signor Marcello la richiamò.

«Distratta!» diss’egli. «C’è don Aurelio.»

Da più giorni questi aveva creduto notare che il gelo

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