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158 | CAPITOLO QUARTO |
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E perchè allora il signor Marcello le prese e strinse una mano, soggiunse sottovoce:
«Povero amico!»
Egli tacque ancora, stringendo sempre quella mano. Quindi parlò, sufficientemente pacato. Disse come gli fosse venuta l’idea di questo matrimonio. Aveva istituita erede Lelia. La sera stessa dell’arrivo di Alberti, discorrendo con essa, le aveva dato qualche segno di ciò a proposito della Montanina; perchè lo avrebbe particolarmente contristato l’idea che la Montanina, tanto cara ai suoi cari, capitasse in mani sconosciute. Ella si era ribellata. Per fierezza, probabilmente, posto il suo carattere; per non volere un premio della sua fedeltà di cuore; o forse anche, per essere più libera di sè, un giorno. Ciò lo aveva molto afflitto. E ripensando discorsi antichi, fatti colla sua povera moglie, si era persuaso che la ragazza, molto appassionata di natura, finirebbe certo con prender marito, che a lui convenisse perciò di affrettare questo avvenimento, per poter influire sulla scelta ch’essa farebbe. Il caso che gli aveva portato alla Montanina l’amico migliore e più caro del suo povero figliuolo, gli era parso provvidenziale. Subito subito, la mattina dopo, egli aveva fatto a don Aurelio quella confidenza.
«La mia prima idea» conchiuse «è stata ch’Ella scandagliasse i sentimenti di Lelia. Ora, non so perchè, mi ha preso una vera impazienza. Voglia dirle addirittura che se Alberti le proponesse di diventare sua moglie ed ella consentisse, morirei in pace.»
«Non parli di morire, caro amico.»
A queste parole di donna Fedele il vecchio rispose asciutto:
«Lasciamo.»
Ell’aveva desiderato chiedergli della sua salute e non l’osò più. Si attentò invece a osservargli che se Lelia