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218 | CAPITOLO SESTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:230|3|0]]il professore aveva adoperato un’altra esca, troppo grossa: la Russia dovrebbe dichiarare la guerra alla Svizzera per causa dei rifugiati nihilisti. La vecchia lo investì in malo modo: «Sono vecchia» diss’ella «ma crede Lei di essere giovine? Crede di essere seducente? Crede di piacere a questa signorina, dicendo stupidità di orso? Lei starebbe bene nella fossa di Berna. Si vergogni, brutto uomo. È facile che la Russia sia conquistata dalla Svizzera con sue piccole mani, piuttosto che da Lei con Sua grossa pancia.»
Tutti risero, la signorina russa e il professore più degli altri, mentre la vecchia continuava in francese il suo sfogo contro «cet homme insupportable» rivolgendosi alla dama. L’uomo politico, al quale la Russia piaceva molto, si offerse negoziatore di pace a Pietroburgo. La vecchia s’inviperì anche contro di lui, facendosi applaudire dal professore; tanto che la padrona di casa alzò faticosamente la sua vocina velata come gli acuti di un piccolo piano chiuso dentro un grande imballaggio e suonato da spiriti: «Basta, basta, la pace la detto io! E Lei cosa dice, Alberti? Dica qualche- cosa!»
Non l’imperioso — basta — ma il nome Alberti fece l’effetto dell’olio sulle onde. Quel silenzio improvviso parve significare: che c’entra lui? Cosa può dire? Infatti Alberti rispose che non aveva proprio niente a dire e che, in ogni caso, poichè c’erano conflitti, egli si atteneva alla neutralità armata. «Allora ci avrà tutti contro» disse la Svizzera. La Russia, che non aveva quasi ancora aperto bocca, disse piano: «oh sì» e la signorina di casa ebbe un sorriso significativo. Il professore prese nota, tutto contento, di questi brutti segni: — ò ò ò, qui va male, caro Alberti! — «Ma è armato, Alberti» osservò con simpatia l’uomo politico. La dama, contenta ella pure della piega che prendeva la conversazione, le diede la spinta definitiva.