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CONTRO IL MONDO E CONTRO L'AMORE 307

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:319|3|0]]sotto la sferza. Donna Fedele lasciò che si sfogasse e poi cominciò pian piano, dolcemente, a consigliarle di riflettere. Il solo consiglio di riflettere fece scoppiare Lelia in pianto. Allora l’amica la consolò di tenere carezze e, toccato appena dell’obbligo legale di obbedire, le mostrò il bene che poteva fare a suo padre purificandone la casa, l’ambiente morale, essendogli esempio di dignità, di vita cristiana. Se in casa ci fossero scandali, nessuno potrebbe costringerla a rimanervi. Ritornerebbe al villino. Ci penserebbe lei, donna Fedele, a proteggerla. Fra pochi mesi, diventata maggiorenne, sarebbe libera di sè, suo padre non potrebbe restare alla Montanina che col beneplacito di lei. Qui Lelia le confessò, turbatissima, che era suo proposito di rifiutare, appena fosse maggiorenne, l’eredità del signor Marcello. Donna Fedele trasalì all’idea di una offesa simile al povero morto, rimproverò acerbamente Lelia, l’accusò di irragionevole fierezza. Lelia si accese alla sua volta, difendendosi. La prima parola offensiva sfuggì ad essa.

«Che diritto ha Lei, finalmente» diss’ella, «di parlarmi così?»

Donna Fedele tacque, colpita. Allora la fanciulla ebbe un impeto di dolore, le gittò le braccia al collo, mormorò piangendo:

«Farò come vuole.»


II.


Era un sabato. Fu deciso che Lelia ritornerebbe alla Montanina fra un paio di giorni quando fosse arrivata al villino la formica cui donna Fedele aveva telegrafato, una sua vecchia cugina di Santhià. Con questa cugina donna Fedele si recherebbe a Torino per farsi visitare da Carle, appena fosse in grado di sostenere il viaggio.

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