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378 | CAPITOLO DECIMOQUARTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:390|3|0]]tuzzo avevano certi disegni sopra di lei, ch’egli si credeva in dovere di avvertirnela perchè stesse in guardia. Soggiunse molto gravemente che di quei disegni egli non era persuaso per nulla, che gli sarebbe stato doloroso di vederla piegare a quelle suggestioni. Lelia lo ascoltò, gelida.
«C’è altro?» diss’ella quand’egli ebbe finito. «Grazie.»
E se ne andò.
IV.
L’arciprete, richiamato a Vicenza dal Vescovo per la comunicazione ufficiale della sua nomina, non potè venire al pranzo del sior Momi. Vennero il cappellano e la siora Bettina. Questa, che precedeva l’altro di cento passi, si fermò alla scalinata della chiesina. Allora il cappellano si fermò pure. La siora Bettina si voltò a guardarlo, arrischiò una mimica ch’egli non comprese, si decise, con sorpresa e corruccio di lui, ad andargli incontro. Era venuto in mente, proprio allora, alla povera donna, che lo scopo preciso del pellegrinaggio a Monte Berico non fosse stato da lei ben fatto capire a Lelia. Ella le aveva parlato di un Padre Servita, tanto bravo confessore, ma la ragazza non aveva detto parola dalla quale si potesse arguire che fosse disposta a confessarsi. Non si poteva aspettare a riparlargliene l’indomani mattina, in viaggio. Come fare? Ella doveva pure consultare l’oracolo.
«Vada vada!» rispose l’oracolo. «Non pensi, non pensi!»
Ella ritornò sui proprii passi, un po’ mogia, un po’ contrita. Nel portichetto della chiesa incontrò Teresina che ve la trattenne con un pretesto fino a che sopraggiunse e passò, duro duro, il cappellano. Quand’egli