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CAPITOLO DECIMOQUINTO

O mi povr’om!


I.


L’indomani mattina alle cinque e mezzo, mezz’ora prima della partenza del treno, Lelia era già sul piazzaletto della stazione di Arsiero con Teresina e Giovanni che aveva portata la valigia. Si sentiva osservata dalla cameriera e la prese a parte, le disse di sorvegliare Giovanni e la cuoca che, secondo lei, se la intendevano. Quindi le diede disposizioni minute per il giorno in cui sarebbe ritornata. Disse che avrebbe mandato un telegramma. Voleva il bagno pronto e molti fiori in camera. Teresina ne fu confortata.

Intanto arrivò la Fantuzzo colla serva, trafelata perchè temeva di essere in ritardo. Subito dopo le due signore salirono nel treno un ufficiale del genio e un ufficiale degli alpini. La siora Bettina sedette in faccia a Lelia, le posò accanto la propria valigetta, perchè a nessuno dei due esseri terribili venisse l’idea di occupare quel posto. Appena il treno si mosse, cominciò a dire il rosario. Lelia calò il vetro del finestrino, si affacciò a guardare, aspettando che passasse il villino delle Rose. Passò. Tutte le imposte erano chiuse, tranne quella della

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