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CAPITOLO DECIMOSESTO.


Notte e fiamme

I.


Salita rapidamente in una carrozza di prima classe, Lelia trattenne il facchino con pretesti. Non si trovava il portamonete, il bagaglio non era collocato a dovere nella rete. Il disgraziato ebbe appena il tempo di saltare a terra e non ci fu pericolo che prima della partenza del treno egli si abbattesse nella Fantuzzo se per caso ella fosse uscita dal caffè in cerca della sua compagna. In quello scompartimento viaggiavano altre quattro persone, una vecchia signora con una signorina sui trent’anni, un giovane viaggiatore di commercio e una specie di canzonettista malamente elegante. Lelia si sentiva ardere il viso e il collo, non dubitava che il suo rossore, il suo turbamento non fossero notati. Tremò che le si facesse qualche domanda. Nessuno le aveva badato, il giovine continuò a parlare colla signorina, la canzonettista continuò a succhiare caramelle e a odorare una boccetta di profumo. E il treno correva, oh correva lontano da Vicenza lontano dalla Montanina, verso lui! Il cuore di Lelia batteva col ritmo precipitoso del treno.

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