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LA DAMA BIANCA DELLE ROSE 475

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:487|3|0]]non ti abbandono, non ti abbandono, ritorno a te, ritorno a te.»

Non si avvide che in fondo alla sala erano le due donne discese dal treno. Quando la foga dei singhiozzi gli si allentò ed egli, alzatosi in piedi, era intento a ricomporsi prima di salire sul ponte, quella delle due che pareva una cameriera venne alla sua volta.

«Scusi, signore» diss’ella. «Può dirmi se al cimitero qualcuno parlerà?»

Massimo, sorpreso, esitò un istante e poi rispose di sì. La cameriera ringraziò e ritornò all’angolo oscuro dov’era seduta la signora in lutto. Il giovane saliva la scaletta e stava per toccare il ponte quando la cameriera lo richiamò.

«Scusi, signore. Parlerà Lei?»

«No.»

«Grazie, signore.»

Nuovo dolore per Massimo. V’era chi aspettava da lui, dal discepolo prediletto, le parole dell’addio supremo ed egli si era rifiutato di parlare, nè adesso, tanto alle strette, avrebbe saputo trovare parole degne. Dolore e sorpresa. Come potevano supporre, quelle signore, ch’egli parlasse? Lo conoscevano? Ritornò al suo posto di prima. Il sacerdote aveva finito di dire il rosario, tutti tacevano, non si udiva più che il fragore delle cose in moto, le tenebre divise dai ceri ardenti a prora del vascello fantasma si riunivano a poppa sempre più dense. Passato il ponte di Melide, qualcuno dietro il sacerdote disse forte:

«De profundis.»

Cento voci intonarono il De profundis. A mezzo il salmo, il battello, che filava diritto all’oscuro profilo della punta di Caprino, si arrestò di colpo. I salmeggianti s’interruppero. Una grande ombra nera, picchiet-

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