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38 | CAPITOLO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:50|3|0]]questo sfogo musicale nel cuore della notte? Ripensò il bel viso di Sfinge, le palpebre calate come veli sopra un mistero. Ma era veramente lei, la suonatrice? Da un lato gli pareva troppo strano che fosse lei, da un altro lato la qualità della musica e l’ora rispondevano appunto alla stranezza del piccolo viso. E se non era lei, chi poteva essere? Forse una sua damigella di compagnia, di cui Massimo ignorava la esistenza. O un ospite che non si era lasciato vedere. Oh ma era lei, era una creatura dolorosamente avida di amare ancora e di essere amata, che amava già, forse.
La musica tacque ed egli si ritirò in camera, chiuse l’uscio, ritornò alla finestra, immaginò quasi automaticamente, un amore di fuoco, l’oblio del mondo fra quel tacito dramma di montagne atteggiate quasi a fronteggiarsi con passione e sfida. Si scosse, mise un sospiro, chiuse la finestra, si rimproverò il vano fantasticare. Guardò lungamente la fotografia di Andrea. Era bello e gaio nel volto, il povero giovinetto, come un raggio di sole. E quanto gli aveva voluto bene! Sentì un dolente desiderio, senza sapere perchè, di giunger le mani e di piegar il viso davanti a quella fronte serena. Coricatosi, si figurò di non poter dormire, causa la musica. Invece il sonno lo prese abbastanza presto. Chi non chiuse occhio per tutta la notte fu Lelia.