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64 | CAPITOLO SECONDO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:76|3|0]]voce e degli occhi. E gli aveva fatto un discorso tanto impensato! Il discorso del signor Marcello era stato, in sostanza, questo. Inquieto circa l’avvenire della persona che considerava come figlia propria, preso dal timore che non volesse accettare di venir beneficata da lui per testamento, che ricadesse in balìa dell’uno o dell’altro dei suoi genitori, aveva pensato, superando le renitenze del suo cuore mortale coll’immaginarsi nell’eternità, che, se fosse possibile un matrimonio della ragazza coll’amico del suo povero figliuolo, con Massimo Alberti, almeno il più grave di quei pericoli, il secondo, verrebbe sicuramente evitato. E sarebbe probabile che si evitasse in parte anche il primo; perchè egli potrebbe, soddisfacendo in parte il desiderio di Lelia, legarle solamente la villa. C’era da sperare che nè lei nè il marito volessero offendere la sua memoria, rifiutando il legato.
Non si poteva domandare a una ragazza di ventidue anni un lutto eterno, una rinuncia irrevocabile al matrimonio. E bisognava farle intendere che si prevedeva, che si accettava per lei un’altra sorte. Forse, almeno vivo lui, Marcello, ella non avrebbe voluto far cosa che paresse quasi oltraggio alla memoria del povero Andrea. Incoraggiata, fatta persuasa che il povero Andrea non poteva disapprovare, dal cielo, questa unione, si sarebbe decisa. Il signor Marcello lo credeva. L’incognita del problema era Massimo Alberti.
Il signor Marcello ne aveva udite molte lodi da don Aurelio, ma non sapeva se avesse legami, se avesse affetti, se intendesse prendere moglie o no. Per questo aveva aperto il cuore a don Aurelio, per questo gli chiedeva aiuto: aiuto d’informazioni, aiuto di consigli, aiuto più diretto, se la cosa fosse possibile, presso il giovine che lo amava tanto.
Il discorso aveva fatto salire fiamme di turbamento