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FUSI E FILA | 65 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:77|3|0]]al viso del curato. Massimo non aveva legami non confessabili. Di questo si teneva sicuro. Neppure lo credeva innamorato, benchè non l’avrebbe potuto giurare. Lo conosceva facile alle simpatie. Il giovine non gli aveva taciuto, scrivendogli, i sentimenti fugaci che uno sguardo accendeva in lui e una conversazione spegneva. Quali erano le sue disposizioni rispetto al matrimonio? Contrarietà certamente no, ma volontà fermissima di non legarsi senz’amore, di non lasciarsi suggerire la scelta da chicchessia. Un consiglio di questo genere lo aveva distolto da certo matrimonio che, senza lo zelo del consigliere, forse si sarebbe fatto. Ci voleva qui un’arte che don Aurelio, nuovo a siffatti negozii, conosceva di non possedere. Sarebbe stato contento di averla, desiderava che Massimo prendesse moglie, gli pareva capace di formarsi una famiglia ideale, ma...
Disse al signor Marcello tutto ciò e gli tacque la spina che lo pungeva di più. La signorina Lelia gli era un enigma, un astuccio chiuso, che poteva contenere gioie buone oppure gioie false. Il signor Marcello insistette, mostrando fretta, anche. Don Aurelio aveva imparato a venerare, nel breve tempo da che lo conosceva, quel vecchio dall’anima calda, aperta, umile, tutta fede candida e amore della Parola Divina. Non seppe rifiutargli la grazia che gli domandava, promise di fare del suo meglio.
Fare, sì; ma cosa?, pensava camminando lentamente sulla via bruciata di Sant’Ubaldo. Scoprire, intanto, se Massimo avesse o no il cuore libero. Questo non era difficile. E poi, se aveva il cuore libero, come avviarlo a quella parte senz'aver l’aria di una intenzione? E il tempo? Quando aveva parlato col signor Marcello non sapeva di dover partire fra quindici giorni. Non vorrebbe partire anche Massimo? Ed era impresa, quella,