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78 CAPITOLO SECONDO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:90|3|0]]«E com’era?»

«Senta; non dirò che l’ho adorato perchè la parola non mi piace, dirò che l’ho amato come non ho amato nessuno al mondo, fuori di mia madre.»

Massimo non si attendeva una parola dalla Sfinge.

«Ma era proprio un Santo?» diss’ella.

«Scusi, signorina» rispose, «non ho affatto bisogno che le persone cui voglio bene sieno sante.»

Ella insistette.

«Non è vero che faceva miracoli?»

«No, signorina; non faceva miracoli.»

«È vero che morì nelle braccia di una signora?»

Don Aurelio, stupefatto che una giovinetta si esprimesse così, non potè reprimere una esclamazione di protesta.

«Lelia!» fece il signor Marcello, severamente.

Massimo esclamò, infiammato nel viso:

«È una calunnia vilissima! Non l’ho intesa mai!»

«Io l’ho letta» disse Lelia tranquillamente.

Don Aurelio intervenne.

«Senta, signorina. L’uomo di cui parla potè errare in cose di dottrina, di questo non rispondo. Del resto sarebbe stato il primo a riconoscerlo se la Chiesa glielo avesse detto. Quanto a vita, dopo la sua conversione, è stato purissimo. Di questo rispondo.»

Il signor Marcello, che seguiva la discussione con un moto inquieto di tutti i muscoli, di tutte le rughe del viso parlante, la interruppe con autorità. Allegò un suo desiderio di conferire con don Aurelio e propose a Lelia una passeggiata in giardino con Alberti. Lelia lo guardò, attonita, e guardò Massimo, come cercando appoggio:

«Fa tanto caldo!» diss’ella.

Il giovine osservò che poteva benissimo andar solo. Ma il signor Marcello non accettò le scuse. Una flotta

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